Codice Makkekomiko
Come si può far ordine nel caos di questa informa entità infinitamente variabile: l’uomo? Parlo sempre di me perchè non voglio convincere nessuno, non ho il diritto di trascinare gli altri nella mia corrente, non costringo nessuno a seguirmi e ciascuno si fa l’arte che gli pare. ( Tristan Tzara, manifesto del dadaismo, 1918).
Uso il pensiero di questo poeta per sottolineare che tutto è opinabile, infatti questo insieme di regole, di passi o meglio, questo codice è stato pensato per i nuovi comici, che entrano per la prima volta nel mondo del MAKKEKOMIKO, per indicare quindi la linea di pensiero del laboratorio.
Il codice Makkekomiko è stato pensato anche per tutelare il pubblico che viene a teatro per applaudirli.
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Il Makkekomiko è un luogo di scambio, creativo e umano dove si vuole scrivere la comicità per davvero. Tutti possono partecipare, ammesso che siano professionisti: attori comici e cabarettisti che fanno di questo mestiere il pane quotidiano.
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Il comico può presentare un monologo che non duri più di 5/6 minuti, una serie di battute non contestualizzate, purché non siano rivisitazioni di barzellette o battute di altri comici, italiani o stranieri. L’importante è che sia sempre originale.
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Il comico può presentare un personaggio che non duri più di 5/6 minuti, ma che non sia una copia o che ricordi un personaggio già visto in qualche film, spettacolo teatrale, trasmissione televisiva o fatto da altri comici.
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Il comico può ironizzare su qualsiasi argomento, gruppi o persone, purché non sia politicamente scorretto, quindi non sia razzista, omofobo, antisemita, maschilista e offensivo per categorie, gruppi e persone.
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Il comico può utilizzare per scrivere il suo pezzo tutte le tecniche di comicità, sia verbali che fisiche. Es: comicità di situazione, battute visive, freddure, giochi di parole (calenbour), non sense, etc…
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Al comico si richiede di non utilizzare nessuna forma di volgarità persistente. Il monologo può contenere sì “parolacce” purché siano giustificate e funzionali al messaggio che il testo vuole dare o che il personaggio sta interpretando, senza dover usare “mezzucci” che sminuirebbero lo stile e la qualità del Makkekomiko.
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Essendo il Makkekomiko un laboratorio creativo, dove si sperimentano anche nuovi linguaggi e nuove forme di comicità, si richiede al comico una totale partecipazione creativa per se e per il gruppo, affichè il lavoro possa dare immediatamente buoni risultati.
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Il pezzo comico può essere di qualsiasi natura: un racconto, un elenco di battute, una lettura, una poesia, una canzone. L’unico vincolo è la creatività, l’originalità e la voglia di dire qualcosa.
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Il Makkekomiko è anche uno spettacolo di cabaret, senza quarta parete, quindi il comico sul palco può interagire con il pubblico, ma avendo il buon senso di non offendere e denigrare nessuno.
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Tutti i comici sono liberi di frequentare qualsiasi laboratorio comico, a Roma e in tutta Italia.
La regola che racchiude lo spirito, il sentimento e la voglia di fare comicità del Makkekomiko è: “Il Makkekomiko restituisce tanto quanto riceve”.
Alessandro Mago Mancini