Pubblicato in: ECCO I COMICI SERI!, Il nostro pubblico, dice la sua!, SPETTACOLI

Succede solo al Makkekomiko

Succede solo al Makkekomiko

(di Mago Mancini)

Osservare mi è sempre piaciuto, e mi ha sempre fatto compagnia, perchè osservo ogni cosa, ogni persona, ogni situazione. Nel mio mestiere osservare è importante, serve a tante cose, ma essendo di mestiere un mago non posso svelarvi a cosa mi serve. A volte però non ce ne accorgiamo ma prendiamo delle strane abitudini. Ad esempio fare la stessa strada ogni mattina per andare in ufficio, prendere il caffè nello stesso bar, oppure ascoltare la stessa radio in macchina anche se c’è troppa pubblicità. Certo se ci pensiamo bene sono abitudini che non nuociono a nessuno, direi abitudini innocenti, ma a volte invece si prendono cattive abitudini, come ad esempio frequentare amicizie sbagliate, fumare troppe sigarette, giocare ai videopoker. Decisamente brutte abitudini!

Quando mi accorgo che una delle mie innocenti abitudini è diventata persistente, mi sforzo per esempio di cambiare strada per andare in teatro, o mi faccio il caffè prima di uscire, oppure anzichè ascoltare la radio, metto un bel cd dei Metallica, e allora si che rimpiango le vecchie abitudini. Se invece una delle mie cattive abitudini diventa persistente… Ah, ma io non ho cattive abitudini!

Faccio questa noiosa premessa sulle mie abitudini perchè ultimamente ho osservato che al Makkekomiko ( www.makkekomiko.it), il laboratorio creativo, che si fa il martedì all’Accento Teatro, dove un cumulo di comici si esibisce da sei anni ininterrottamente portando in scena ogni martedì uno spettacolo diverso, il pubblico ha preso delle curiose abitudini.

Per esempio da qualche tempo alcuni affezionati spettatori, ci portano a far conoscere i loro genitori, come se volessero simpaticamente far vedere alle loro famiglie che il martedì non vanno in un posto di perdizione, ma al contrario vanno a divertirsi insieme a brava gente come loro.

Alcuni spettatori sapendo che c’è sempre un piccolo buffet aperitivo, portano del buon vino da condividere con altri spettatori prima dell’inizio dello spettacolo. Altri invece portano qualcosa da mangiare preparato a casa per la maggior parte delle volte dolci. Insomma come potete notare sane e simpatiche abitudini. Un giorno Romina, una cara e affezionata spettatrice che ci segue credo ormai da tre anni, ci ha gentilmente deliziato con dei suoi biscottini fatti con i corn flakes. Tanto erano deliziosi e tanto sono stati graditi che qualcuno ha insistito che Romina ci regalasse la ricetta. Senza nulla voler togliere alla bravissima Alessandra Buonasorte che cura la nostra rubrica “MAKKE Bon Bon” con appuntamento quindicinale ogni venerdì, Romina ha deciso di rendere pubblica la ricetta. Questo ci diverte e sappiamo che succede solo al Makkekomiko…!

Biscotti con Corn Flakes

Ingredienti:

burro 180gr

zucchero 150gr

uova 2

fecola di patate 50 gr

farina 200gr

vanillina 1 bustina

lievito 1 bustina

pinoli 100gr

uvetta 100gr

corn flakes q.b.

Preparazione:

Mettere in una ciotola tutti gli ingredienti (esclusi i corn flakes), impastare fino ad ottenere una pasta molto appiccicosa.

Riempire una ciotola con dell’acqua servirà per bagnare le mani nella preparazione dei biscotti.

quindi… prendere un’altra ciotola e mettere i corn flakes, bagnarsi le mani e prendere un pò di impasto e fare una pallina di circa 2/3 cm di diametro e versarla nei corn flakes, adagiare poi sulla teglia ricoperta di carta da forno, e così via fino ad esaurimento dell’impasto.

mettere i biscotti ben distanziati l’uno dall’altro perchè durante la cottura tenderanno ad “appiattirsi”.

Cuocere a 180 gradi per 20 minuti.

Quando i biscotti saranno freddi spolverare con zucchero a velo.

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Pubblicato in: Il nostro pubblico, dice la sua!, MAKKE Kuisine

Metti una cena da Uliassi

Premessa del gestore del blog, Mago Mancini

Salve a tutti,

Il racconto che segue è stato inserito  nella rubrica MAKKE kuisine volutamente e poi nella rubrica del “Pubblico dice la sua…”

Il racconto è scorrevole e divertente, ma soprattutto ci parla di cucina, e sono certo che anche a voi verrà l’acquolina in bocca e il desiderio di provare di persona quello che hanno provato lo Chef Paolo ed Alessandra.

Buona lettura a tutti.

Metti una cena da Uliassi

Di Alessandra Calandra

Vi ricordate il caldo asfissiante di luglio? Beh quel caldo che ha reso l’inventore dei condizionatori d’aria venerabile tanto quanto Santa Chiara, la santa patrone delle comunicazioni, dopo l’invenzione del telefonino! Sto parlando del fine settimana che va dal 16 al 18 luglio 2010.

Paolo aveva un paio di giorni liberi ed abbiamo deciso di passare un pò di tempo insieme al mare. Sarà per la deformazione professionale di Paolo, sarà perché io mi deformo volentieri alla sua professione, scegliamo i posti dove andare in funzione dei ristoranti che ci piace provare, insomma una vacanza cultural gastronomica. Decidiamo per Senigallia, dove avevamo trovato un B&B che sulla carta doveva essere delizioso, a due passi dalla spiaggia, la camera aveva l’aspetto di essere accogliente ed i proprietari al telefono sembravano gentilissimi. Ok! Venerdì partiamo! Grazie al fatto che erano già tutti fuggiti dalle città, il traffico era inesistente, quindi il viaggio gradevole, ed ovviamente in auto, l’aria condizionata a manetta. Arriviamo a destinazione ed il posto corrispondeva alla descrizione… apparentemente. Notiamo subito che l’umidità era a livelli al di sopra della norma, infatti Paolo sudava sette camicie, non solo per la stanchezza accumulata nei mesi di scuola a ritmi frenetici, ma soprattutto per l’umidità. Entrati in camera cade in catalessi per un paio di ore. Io avrei voluto fare lo stesso, ma c’era un piccolo insignificante problemino, beh due piccoli insignificanti problemini: ferrovia a 50 metri dalla nostra camera e nessuna traccia di condizionatori d’aria nel raggio di 50 metri! Ho subito pensato: “ Ma ‘sta notte come faremo? ” Io che per natura sono fiduciosa, ingenua è più corretto, ho subito pensato di sicuro la sera rinfresca e i treni di notte non passano. Certo di sicuro. Ma de che! Treni merci, frecce rosse, bianche, argento, arancioni, arcobaleno ed i notturni sono sfrecciati per tutta la notte. Per farvi capire quanto eravamo vicini alla ferrovia, dalla nostra camera riuscivamo a vedere attraverso i finestrini dei treni e vedevamo chi c’aveva il biglietto e chi no. Siamo riusciti ad addormentarci solo alle 4.

Il mattino seguente c’è da dire che nel giardino era pronta un deliziosa colazione a base di dolce e marmellata fatte in case dalla gentile proprietaria, alla quale abbiamo esternato le nostre lamentele, ma la signora troppo disarmante ci ha risposto: “ Ah si sente il treno?” Ci ha spiegato che lei si è assefuatta al rumore e dice di non sentirlo più. Ma passiamo al vero motivo del nostro viaggio a Senigallia: cena da Uliassi sabato sera.

Sabato abbiamo trascorso la giornata al mare in tutto relax, ci hanno sconsigliato di muoverci per non beccare file dei vacanziere del sabato, quindi la proprietaria, forse anche per farsi perdonare del fatto che da lei i treni non fanno mai ritardo, ci presta le biciclette… Fico!

In spiaggia ricevo la telefonata del ristorante per confermare la prenotazione che io avevo fatto due settimane prima e mi danno la bellissima notizia che abbiamo un tavolo in veranda. Wow che bello, estate, mare, brezza, treni che sfrecciano, pensai subito: “ Ma come è possibile che questa serata è così speciale?” Infatti non poteva esserlo solo per noi ma anche per tutta Senigallia visto che c’era la Notte Bianca! Finalmente ci prepariamo per uscire, io metto un vestitino carino, scarpe con un pò di tacco. Hops! Non sono adatte per la bici, niente paura inforco le infradito di plastica viola, che con il vestito color sabbia stavano come un cazzotto alla bocca dello stomaco dopo aver mangiato tre bombe alla crema in una notte di pleniluvio. Metto le scarpe col tacco nel cesto della bicicletta. Nel frattempo si continuava a sudare e sudare a causa del caldo, troppo caldo, e Paolo? Come avrebbe fatto ad arrivare in uno stato accettabile al ristorante dopo aver pedalato per 6 km? La soluzione è presto trovata: ci portiamo la camicia per il cambio e un asciugamano! Arriviamo sereni ed umidi ma in perfetto orario senza stress di parcheggio e traffico dei vacanzieri. Al ristorante, con aria indifferente posiamo le biciclette in maniera da non farci vedere, io chiedo aiuto ad un signore su di una panchina, infilo le mie zeppe mentre Paolo, con aria indifferente cerca riparo per asciugarsi il sudore e cambiarsi la maglietta. Dopo qualche minuto eccolo fresco come una rosa. Pronti! Entriamo. Posto raffinato, stile marinaro, ma sobrio ed elegante. Ci accolgono una decina di camerieri che smettono qualsiasi lavoro pur di darci il benvenuto e salutarci. Ci accompagnano al tavolo, in veranda, ci sediamo, ma ad attenderci c’è il caldo, troppo caldo, forse l’aria condizionata nelle sale interne era meglio!

Avete presenti le sedie di plastica stile pop art a forma di esse? Perfetto, proprio su quelle sedie eravamo seduti, ed in quelle condizioni climatiche hanno avuto per le mie cosce un effetto bollito, certo non è elegante ma la verità è questa, mi dispiace. Il vestito mi si è incollato addosso e con una mossa da contorsionista sono riuscita ad alzarmi in maniera da scollarmi il vestito senza farmene accorgere dagli altri commensali, almeno spero.

Fortunatamente, a far dimenticare tutto questo, è stato merito di una cena fantastica. Il palato ha potuto godere di nuovi e straordinari sapori tanto da provare per la prima volta un esperienza gustativa incredibile. Con Paolo abbiamo optato per il menù degustazione “tutto crudo”. Contrasti di sapori, consistenze, dodici portate, una meglio dell’altra. Da Uliassi è tradizione che lo Chef esca dalla cucina per salutare tutti i suoi clienti e noi abbiamo subito colto l’occasione per presentarci e chiedere di visitare la sua cucina. Richiesta accordata anche se c’è da dire che non viene data a tutti la possibilità di visitare la cucina come se fosse una cabina di un aereo.

Felici della cena riprendiamo le biciclette e cerchiamo di farci largo nella moltitudine di persone che oramai si erano riversate sulle strade di Senigallia a causa della notte bianca.

Vacanza troppo breve, ma con un grado d’umidità forse troppo alto, allo stesso tempo però divertente ed intensa, direi, nonostante tutto, molto chic!

Vi consiglio di visitare il sito di Uliassi, chi lo sa che anche voi non vogliate fare una esperienza chiccosa… Magari a fine maggio però!

Alessandra

Link consigliato: www.uliassi.it

Pubblicato in: Il nostro pubblico, dice la sua!

Alessandra a Berlino.

Alessandra a Berlino

(di Alessandra Calandra)

Erano anni che volevo andare a Berlino ma per un motivo o per un altro, non riuscivo mai ad organizzarmi. Finalmente il 2010 è il Berlino – year e il 7 febbraio 2010 si parte. Il viaggio me lo ha  regalato il mio fidanzato, Paolo, che per via del suo lavoro sta sempre in mezzo alle pentole e anche se è un diavolo di ragazzo ci sono pure i coperchi.

Arriviamo a Berlino di notte, buio, freddo, ma l’entusiasmo di essere finalmente nella città dei miei desideri non rendeva realistica la percezione della temperatura che era sotto lo zero, nonostante si dovesse percorrere, dall’aereporto ai treni della metropolitana, un lungo tragitto all’aperto.

Appena arriviamo in albergo, a due passi dalla fermata della metro, stanchi ci mettiamo a dormire.

La mattina successiva, visto che il freddo della notte era rimasto al solito punto, sotto zero, mi sono coperta fin sopra le doppie punte, praticamente bardata come un Omino Michelin multistrato, e vedo Paolo, tranquillo, sereno come se a lui il freddo lo riscaldasse… ma certo… è nato in Valtellina, così non vale!

Prima meta Alexander Platz. Usciti dalla metro cominciamo a camminare e io avverto subito un certo, come dire “disagio”, instabilità. Mi fermo e ancorata al braccio del mio fidanzato pronuncio le ultime parole famose: “Io me sento che cado”. Sono cominciati una serie di sgusciamenti, che sembrava di stare su un tapirulan al contrario. Ah, ovviamente nessuno ci aveva avvertito che i marciapiedi erano totalmente ghiacciati, poiché aveva nevicato tutti i giorni. Premetto che indossavo i sottoguanti di seta e i guanti da sci! Ma ho rischiato lo stesso l’amputazione delle mani per congelamento, santo il mio fidanzato che me le riscaldava.

Dopo l’Alexander Platz e tante piccole scivolatine da cui riuscivo ad uscirne indenne, passati due giorni di neve e ghiaccio, sull’ultimo gradino di un scaletta vicino al fiume è successo il fattaccio.

Ma ecco cosa accadde. Io sto salendo le scale, il mio fidanzato dietro di me, arrivata all’ultimo gradino, contenta per la mia impresa, non mi accorgo che la scala era tutta ghiacciata e  dentro di me pensavo: “Ammazza che figa che sono!” Alzo il piede destro l’appoggio sullo scalino ghiacciato… Scivolooo…! Paolo cerca di fermarmi ma con il mio peso (ammettiamolo non sono proprio quella che si dice una piuma) scivola anche lui, io per cercare di mettere una toppa mi giro cercando di afferrare il corrimano ma era troppo lontano… quindi!!! Cado amaramente e dolorosamente con la schiena sulle scale. Suspense. Per un attimo mi è mancato il respiro, sulla faccia di Paolo un velo di terrore, avrà pensato questa mi rimane paralizzata per tutta la vita. Fortunatamente non mi sono fatta niente, solo un forte dolore al collo dovuto al fatto che io cadendo l’ho irrigidito per non sbattere la testa, ma fortunatamente il periocolo era scampato!

Approposito di testa, dovete sapere che a Berlino ci sono molti ristoranti etnici, sulla nostra guida avevamo letto di un ristorante thailandese, ci ha incuriosito e ci siamo andati. Il ristorante è molto carino e poco frequentato, ma era un giorno infrasettimanale, è comprensibile. Facciamo la nostra ordinazione, la serata scorre tranquilla, il cibo piacevole ed interessante… Ma quando meno te lo aspetti arriva il momento… Ops, in cui io debbo e dico debbo, andare in bagno. Per accedere ai bagni bisognava aprire un porta, incredibile anche a Berlino ci sono le porte dei bagni. Appena aperta la porta vedo il raccoglitore delle cartoline pubblicitarie, sapete quello in distribuzione gratuita in tutti i locali, io le colleziono, in ufficio ne ho una colonna alta 60 cm. Ero molto contenta di questa scoperta, cartoline tedesche da paura! Penso, prima faccio quello che devo fare e poi comincio a raccogliere. E così ho fatto! Vi ricordate della porta per accedere ai bagni? Beh,mentre facevo la mia scorta di cartoline mi è arrivata dritta dritta in testa… Marò che dolore! Un po’ lo sconcerto, un po’ lo spavento… sono rimasta attonita qualche minuto senza capire niente. Il ragazzo che gentilmente mi ha dato la porta in testa non sapeva come scusarsi. Io ho esistato un po’ ad uscire, ma nella sala da pranzo tutti si erano accorti dell’accaduto e il mio fidanzato non sapeva se ridere o preoccuparsi. Non ricordo la sua scelta, colpa della botta in testa?

Ah quasi dimenticavo di dirvi che… Berlino è bella! Che testa che c’ho!

Ps: Non credo di essere imparentata con Fantozzi, ma d’ora in poi quando vedrò un suo film giuro che non riderò più!

Alessandra Calandra

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Viaggio

VIAGGIO

(di Monica D’Ottavi)

Mi ricordo le vacanze in campeggio. Dopo qualche giorno chi era arrivato prima di te e con cui avevi legato partiva e arrivava il momento dei saluti. E si sentiva quel nodo alla gola, quella sensazione di addio categorico con qualcuno che non sarebbe più tornato nella tua vita.

E poi arrivava nuova gente con cui legavi.

Strane le vacanze da piccolo. Sai da subito che durano un lasso determinato di tempo ma le vivi come se non avessero mai fine.

E poi arrivava il momento della tua partenza; si raccoglievano tutte le cose, si caricavano in macchina e si faceva il giro dei saluti degli amichetti, con le lacrime agli occhi.

Le ricordo quelle emozioni.

Quella felicità dovuta alla consapevolezza dei bei momenti trascorsi, delle esperienze fatte, delle persone incontrate, dei luoghi scoperti; mischiata a quella malinconia della fine.

Sapevi che il prossimo anno avresti trascorso un’altra vacanza, e cominciavi ad imparare inconsapevolmente che così è la vita…un continuo susseguirsi di vacanze fatte di gioie, di saluti, di emozioni e di fine.

Faccio le valigie, saluto tutti, monto in macchina e mi preparo per il prossimo viaggio.

Monica D’Ottavi

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Maya

MAYA

(di Grazia Valenti)

Molte sono le leggende scritte e tramandate nei secoli, riguardanti diverse civiltà e popoli, ma la civiltà che ha destato sempre maggior interesse negli studiosi di antropologia, è sempre stata quella dei Maya.

La storia che segue non si ha certezza che sia verità o menzogna dettata dalla fantasia di qualcuno, sta di fatto che ancora oggi molti sono alla ricerca di una risposta…

Anticamente la civiltà Maya era solita attribuire alle proprie divinità figure minacciose e animalesche, per incutere nelle popolazioni avverse, timore e terrore per poi poterle dominare.

Ma una sola tra queste divinità possedeva un’immagine armoniosa e delicata, somigliante ad una donna.

Si tramanda che questa divinità, fosse l’unica ad essere riuscita a comprendere il vero significato della vita. Infatti i Maya sostenevano che per comprendere la vita, Ricsoltezh, questo è il suo nome, nasceva 8 volte, così da avere della vita piena e completa visione.

La prima volta, per comprendere il sapere e la natura delle cose, imparare a conoscere il mondo.

La seconda volta per conoscere la gioia, la felicità.

La terza volta per comprendere il dolore, la sofferenza.

La quarta volta per conoscere l’arte, la poesia, la musica, la pittura.

La quinta volta per comprendere il valore dell’amicizia.

La sesta volta per conoscere il valore della famiglia.

La settima volta per comprendere il sacrificio del lavoro, del sostentamento.

L’ottava volta per conoscere e comprendere l’AMORE.

Il 4 luglio di ogni anno è la ricorrenza della sua quarta nascita, ed è tradizione dei Maya in questo giorno, regalare qualcosa che stimoli l’arte e tutte le sue forme alla persona che più si ritiene meritevole.

Si dice inoltre che sia di buon auspicio e che, chi riceve questo dono regalerà al mondo opere di straordinaria bellezza… Poiché la bellezza dell’arte alberga in lui.

Come dicevamo in precedenza non è stata data fondatezza a questa leggenda, però sta di fatto che il 4 luglio di ogni anno, una nuova stella brilla in cielo!

Grazia Valenti

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Una nuova droga è sul mercato, si chiama… MAKKEKOMIKO!

Una nuova droga è sul mercato, si chiama…MAKKEKOMIKO!

Davvero stupefacente!

(di Alessandra Calandra)

Quel sabato sembrava un sabato come tanti altri, uscita con gli amici di sempre, una serata in allegria, si chiacchiera si beve… E si fa tardi, molto tardi… Anzi presto!. Alle 3 del mattino decidiamo di tornare a casa, ma subito dopo il primo incrocio vediamo una pattuglia della polizia che ci intima di fermarci… Io ero un po’ nervosa, ma non avevo nulla da temere, dopo i soliti controlli di routine è il momento dell’etilometro, ma dai risultati è emerso che avevo in corpo una sostanza… Si insomma una droga!

“ Ve lo giuro agenti… Io non faccio uso di sostanze chimiche! Credetemi.” Inizio a dire, ma non sembrano credermi. … Allora la polizia ci dice di seguirli in commissariato, poiché una sostanza del genere non l’avevano mai vista.

Sono già le 4, ma il Commissario inizia ad interrogarmi. “ Signorina confessi, chi le fornisce la roba? Da dove viene questa nuova droga? Quando ha iniziato a prenderla?”… “ Commissario mi deve credere io non centro… Io non… Si va bene! Confesso tutto… Commissario, lo ammetto ne abuso, anzi stra-abuso. Ormai sono dentro il tunnel da circa 3 anni. Non riesco più a uscirne… Non ricordo con precisione… Forse, ma si, da quando un giorno sono scesa dalle scale dell’Accento Teatro, a Testaccio, e dopo quella volta è stato subito sballo! Non riesco più a viverne senza.”

“Ok, ok signorina ora si calmi… Ma come si chiama questa nuova droga.”

“ Vede Commissario questa non è una sostanza chimica, ma… Una sostanza comica…Si chiama MAKKEKOMIKO!

Le racconto come è andata la prima volta.

Da poco mi ero iscritta a Myspace, conosce Myspace? No? La comunità virtuale su internet, il social network tra i più conosciuti al mondo, dove si possono “incontrare” le persone più disparate, ed io, tra i tanti utenti di questo mondo chi ti vado a scovare? Ora glielo dico, un attimo, che impazienza,…la mia attenzione viene catturata da una fotina di ragazzo con un naso rosso da clown, Stefano degli Appiccicaticci. E’ colpa sua! E’ lui che mi ha offerto di provarla per la prima volta, mi ha solleticato, incuriosito e introdotto al mondo Makkekkomiko.

Quando arrivai all’Accento Teatro, mi accorsi che stava accadendo qualcosa, non avevo ancora capito che stava avendo inizio il processo di assefuazione. Fui avvolta dalla simpatia dei padroni di casa. Il mio Caronte, il traghettatore che, di lì a poco, mi avrebbe fatto attraversare la sponda della Makkekomiko-dipendenza, è stato Daniele detto Dj Koska, l’uomo dai mille colori, ma non per la sua euforia o il carattere allegro, ma per le sue improbabili e coloratissime camicie, che indossa con tanta disinvoltura, senza pensare che potrebbe rischiare una denuncia per inquinamento ambientale… Ma dove le compra?

Nel Teatro, in attesa dell’inizio dello spettacolo, si aggirava uno strano personaggio, un puffo con un lungo pizzetto, ma non perché era blu, ma perché è alto suppergiù due mele o poco più! Insomma Mago Mancini, il grande alchimista che ha dato vita, nel suo laboratorio segreto, allo stupefacente Makkekomiko.Leo Sartogo

Lo spettacolo ha inizio, ormai è fatta, l’atmosfera è divertente, famigliare, si comincia a ridere alle battute sempre nuove e divertenti, e si vedono tanti personaggi sul palco come, Gasparetto, il meccanico di Zelig e Colorado Cafè di Sergio Viglianese, Olivia di Giuditta Cambieri , Steven O’Brian di Gianluca Irti, il tedesco napoletano di Fabian Grutt, il sommelier di Sergio Giuffrida, il satiro di Filippo Giardina, i gabbiani di Oscar Biglia, il Precario di Pietro Sparacino, il pelato di Leo Sartogo, no lui è proprio pelato, il Mago Merlino di Cristiano Mori, la Prinipessa Colpi di Sole di Shara Guandalini, il Mago Alvi, lui invece è proprio mago e tanti altri… Non sono allucinazioni ma la bravura dei tanti “spaccia-comici” che si alternano sul palcoscenico, e fanno si che la “sostanza comica” cominci a fare il suo effetto. E così caro Commissario divenni definitivamente dipendente, effetto immediato!

Ah commissario, dal 20 ottobre, l’aspetto tutti i martedì alle 21,00 all’Accento Teatro e non si dimentichi di portare la famiglia, la droga… Anzi lo spettacolo è adatto a tutti!

Avvertenza, per chi dovesse diventare dipendente del Makkekomiko come me, sappiate che non esistono comunità di recupero, nessun antidoto è stato creato, una volta assunto… E’ per sempre!

Alessandra Calandra

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Che bello ritornare… a lavorare!

lavoro

Che bello ritornare… a lavorare!

(di Grazie Valenti)

Oggi,15 settembre 2009, possiamo affermare con certezza, che tutti sono tornati a lavorare… bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla blabla bla blabla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla blabla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla…

Scusate, ma sono già le cinque? Se non vi dispiace io andrei, mi sono dilungata un pò troppo, ma forse è il caso che io torni a lavorare… Domani… Forse!

Grazia Valenti